don Aldo Fonti (2009-2024)
Dopo trent’anni di missione in Venezuela, Don Aldo Fonti è tornato a Rimini come parroco a Viserba a Mare e responsabile dell’Ufficio missionario diocesano. La nostalgia è molta ma la voglia di fare altrettanta.
Don Aldo Fonti: “Il mio rientro è un percorso di rinascita: faticoso ma anche entusiasmante perché trasferire qualcosa della gioiosa dimensione di fede delle comunità ecclesiali latino-americane non può far che bene alle nostre che sembrano aver perso a volte l’entusiasmo e la freschezza che caratterizzano le giovani Chiese.
Sono originario di Montegridolfo e ho frequentato il seminario a Rimini. Erano gli anni ’60: quelli del terzomondismo, delle comunità di base, della chiesa dei poveri. Gli anni della teologia della liberazione di padre Gutierrez: una dimensione di fede affascinante che si proponeva di saldare il percorso di evangelizzazione con l’impegno sociale di promozione umana. Facile innamorarsene: a me è capitato alla fine del liceo, quando ho maturato la mia vocazione missionaria e mi sono iscritto al seminario per l’America Latina di Verona, voluto da Papa Giovanni XXIII ed affidato nella sua realizzazione al vescovo della Diocesi, Mons. Carraro, per la preparazione dei preti diocesani in missione. Sono stato ordinato sacerdote nel 1974 e nel 1977 sono partito per il Venezuela.
La Chiesa latino-americana è una Chiesa giovane, con un popolo sterminato, ricco di fede ma, in quegli anni, ancora povero di clero. Da qui l’appello che allora rivolse papa Giovanni alle Chiese europee perché inviassero propri sacerdoti in quei paesi, con lo scopo di sostenere il consolidamento di una Chiesa autoctona. Con il risultato che la missione, da quelle parti, non costituisce tanto un fatto personale quanto un’occasione di crescita di un’intera comunità. Così è stato anche nella mia esperienza. Dapprima ho lavorato a La Guaira: un grosso quartiere popolare di Caracas divenuto, poco alla volta, una attiva comunità di base. Poi, dalla fine degli anni ’80, mi è stato affidato dalla Conferenza episcopale l’Ufficio nazionale per la famiglia. Nel 1996 sono poi tornato in Italia, nel seminario di Verona che avevo già frequentato da studente, questa volta in qualità di insegnante, per curare la preparazione di missionari in procinto di partire per l’America latina. Mi occupavo della loro formazione ma anche del loro inserimento nei paesi di destinazione. In quegli anni, per sostenere i programmi sociali che avevo lasciato in Venezuela, nacque a Rimini l’Associazione San Martin de Porres, su iniziativa di Umberto Giovannini, grande amico sin dagli anni dell’esperienza parrocchiale a Santa Maria in Cerreto.
Nel 2001 vengo richiamato a Caracas per riprendere la direzione dell’Ufficio della pastorale familiare e poi come vicesegretario della Conferenza episcopale, in sostituzione del sacerdote mio predecessore, morto assassinato. Un delitto orribile su cui non è mai stata fatta piena luce e che il governo ha tentato di strumentalizzare ai danni della Chiesa cattolica. D’altra parte il presidente Chavez non ama gli oppositori interni ed è arrivato al punto di definire “golpisti” i vescovi venezuelani solo perché hanno il coraggio di dichiarare che il paese sta scivolando verso una dittatura. E’ una situazione molto brutta ed anche pericolosa per tanti sacerdoti che si schierano dalla parte della verità.
Sono un prete diocesano mandato in missione e fa parte della nostra spiritualità anche il ritorno, perché lo scambio di doni tra la Chiese sorelle sia vero e tangibile, anche se dopo tanti anni non è uno sforzo da poco. Mi aiuta il pensiero che, in questo modo, potrò forse contribuire a diffondere i valori della Chiesa latina-americana. Una Chiesa con un fragile apparato ecclesiale ma una grande presenza di popolo. Una Chiesa calda, affettuosa, comunitaria, capace di intense relazioni umane. Detto con uno slogan, una Chiesa con “più messa e meno messe”: ovvero meno ritualismo e più intensità di partecipazione di popolo. Quando oggi vedo qualcuno che durante la messa sbircia l’orologio perché la funzione si allunga, penso che avremmo molto da imparare dai nostri fratelli sudamericani.”
RAI TG1 15.05.2020
Il rosario itinerante nel periodo di lockdown
vedi anche: Altarimini.it 08.05.2020 - "Rimini: 'rosario on the road', parrocco gira per le vie con statua della Madonna in auto"